L'animale sarà trasferito in un centro specializzato per la cura
dei plantigradi
Trieste, 20 nov - In base alle valutazioni operate dai tecnici,
dai veterinari e dai ricercatori dell'Università degli Studi di
Udine e del confronto con esperti nazionali e internazionali e in
seguito all'accurata visita sanitaria a cui è stata sottoposto in
una clinica veterinaria specializzata a Trieste,
l'Amministrazione regionale ha stabilito che non è possibile
procedere subito (proprio per metterlo in sicurezza) alla
liberazione del cucciolo di orso catturato a Gorizia la notte tra
il 16 e 17 novembre.
Il giovane esemplare, che pesa 14 chilogrammi, presenta infatti
uno stato di salute e un grado di sviluppo corporeo non
compatibili con la tempestiva liberazione, per di più essendo
ormai alle porte la stagione invernale. Gli esami ematochimici,
ecografici e radiologici a cui è stato sottoposto hanno
confermato uno stato di dimagrimento significativo e un
versamento addominale ad esso correlato, parassitosi e lievi
segni di infezione e infiammazione.
Sono state scartate sia l'iniziale ipotesi di un immediato
reinserimento in natura all'interno di un'area protetta
regionale, come il Parco naturale regionale delle Prealpi Giulie,
sia la possibilità di rilasciarlo nell'area della Repubblica di
Slovenia dove si presume possa trovarsi la madre. Dal confronto
con le autorità slovene, in particolare con il Ministero
dell'Ambiente, è emerso che sussistono una serie di incognite e
di rischi che sconsigliano di perseguire anche quest'ultima
ipotesi. Non è infatti possibile avere la certezza che l'orsa che
è stata avvistata negli ultimi giorni vagare nei boschi vicini a
Nova Gorica, accompagnata da uno o due cuccioli, sia
effettivamente la madre del piccolo e che l'eventuale
ricongiungimento vada a buon fine, data anche l'impossibilità di
dotare il cucciolo di un radio collare che permetterebbe di
monitorarne gli spostamenti.
Al momento il Servizio biodiversità regionale, in collaborazione
con l'Università di Udine, il Servizio prevenzione, sicurezza
alimentare e sanità pubblica veterinaria e il Corpo forestale
regionale, sta prendendo accordi per trasferire il cucciolo in un
centro di riabilitazione specializzato al fine di fargli
raggiungere un livello di sviluppo corporeo compatibile con il
suo rilascio che avverrebbe la prossima primavera. Anche questa
operazione non è priva di rischi, ma al momento risulta quella
che garantisce le maggiori probabilità di sopravvivenza e
reinserimento in natura del cucciolo, anche in considerazione del
fatto che l'alternativa più concreta sarebbe quella di
rinchiuderlo in un recinto, dove dovrebbe passare il resto della
sua esistenza.
Tecnici e ricercatori sono consapevoli che trascorrere un lungo
periodo in un centro specializzato (in Europa vi sono alcune
strutture che agiscono come vere e proprie "nursery" in natura
per questi plantigradi), pur con tutte le cautele del caso,
potrebbe indurre nell'animale fenomeni di condizionamento che lo
renderebbero meno adatto alla vita in natura. Per questo motivo
se, come tutti auspicano, l'orsetto supererà il periodo di
riabilitazione in tale centro, sarà poi rilasciato con un
radiocollare satellitare dotato di sistemi di distacco, che
permetterebbe di monitorarne lo stato di salute, gli spostamenti
e il suo comportamento.
L'Assessore regionale alle Risorse forestali Stefano Zannier ha
assicurato che "la Regione farà tutto il possibile per poter
garantire una vita lunga e libera sulle nostre montagne
all'orsetto rimasto solo, forse abbandonato dalla madre per le
sue condizioni di debolezza, e avventuratosi in centro nella
città di Gorizia alcune sere fa".
ARC/MA/gg
L'assessore regionale Stefano Zannier