Udine, 8 nov - "La proiezione con l'andamento attuale, e anche
con i dati di oggi che mostrano in regione 438 nuovi casi,
potrebbe farci raggiungere la soglia del 15% di occupazione da
parte di pazienti Covid delle aree mediche: questo è un dato da
mettere in conto e che dipende da fattori esogeni, legati alla
importante mobilità del Friuli Venezia Giulia verso Paesi
confinanti con alti dati di infezione, ma anche endogeni: gli
assembramenti di persone prevalentemente non vaccinate, senza
mascherina e che urlano sono esattamente le cose elementari che
tutti abbiamo imparato non dovremmo fare. Se qualcuno lo fa si
assuma la responsabilità".
Lo ha rimarcato il vicegovernatore con delega alla Salute
Riccardo Riccardi, commentando i dati e la situazione su contagio
e occupazione degli ospedali illustrata dai vertici dell'Azienda
sanitaria universitaria Friuli Centrale, non escludendo il
rischio di una zona gialla per il Friuli Venezia Giulia.
"Questa tendenza pone alcune regioni del Paese in una situazione
di oggettiva tendenza verso quella direzione e dovrebbe
richiamarci ad atteggiamenti più prudenti: aderire alla campagna
vaccinale, sottoporsi alla terza dose ed evitare di andare a fare
chiasso senza mascherina e distanziamento nei cortei. Il sistema
di salute del Friuli Venezia Giulia sta facendo tutto il
possibile ma c'è un lavoro che devono fare anche i cittadini,
anche quelli più responsabili: la maggioranza silenziosa che ha
deciso di vaccinarsi deve - è opinione di Riccardi - cominciare a
dire quello che pensa rispetto a una scelta importante che ha
fatto".
Riccardi ha citato l'ultimo rapporto di Aifa che "dati alla mano
- ha detto - dimostra ancora una volta l'efficacia del vaccino e
che il numero di casi avversi è esattamente in linea con quello
che si verifica all'assunzione di qualsiasi altro farmaco".
L'indicatore più importante e da tenere sotto stretta
osservazione in questa fase è secondo Riccardi "il rapporto tra
contagio e domanda ospedaliera che nel caso del Friuli Venezia
Giulia presenta una curva completamente diversa da quella
registrata quando il vaccino non era stato somministrato".
I dati raccolti dal 30 ottobre al 8 novembre 2020 con quelli
dello stesso periodo del 2021 mostrano che i degenti Covid
presenti nei reparti del Santa Maria della Misericordia sono
drasticamente diminuiti: l'8 novembre dello scorso anno erano
184, quest'anno sono 37. L'8 novembre del 2020 erano attivati 21
posti di terapia intensiva, oggi sono 9. "I pazienti aumentano ma
non in modo rovinoso come l'anno scorso - ha chiarito Luca
Lattuada, direttore medico del Santa Maria della Misericordia -
ma questa situazione deve mettere comunque in allarme perché
siamo sulla linea di galleggiamento e se peggiora saremo
costretti a chiudere qualcosa".
Lattuada ha portato esempi concreti dell'effetto Covid sul
diritto alla risposta sanitaria di tutti i cittadini. "Dirigo
anche l'Istituto di Medicina fisica e riabilitazione Gervasutta
ha detto - e venerdì scorso la struttura ha dovuto trasferire un
reparto riducendo i posti letto per permettere l'apertura di una
Rsa Covid in grado di accogliere pazienti dal Santa Maria della
Misericordia: ciò ha comportato l'impossibilità di accogliere
pazienti per la riabilitazione. Sabato il Gervasutta non è stato
in grado di accogliere un paziente che avrebbe liberato un posto
in un reparto chiurgico dell'ospedale di Udine" ha spiegato
Lattuada.
Nel periodo dal 1 settembre al 6 novembre i dati raccolti da
Asufc e illustrati oggi da Claudia Zuliani, dirigente del
Dipartimento di Prevenzione, registrano 2.605 persone risultate
positive, tra i 2 mesi e i 102 anni d'età, con un'età media di 47
anni. I tamponi positivi processati da laboratori pubblici,
privati, test rapidi in farmacia o presso medici di medicina
generale sono stati in tutto 4.140.
La fascia d'età che maggiormente si infetta va dai 46 ai 60 anni
e i luoghi di contagio più frequenti emersi dal contact tracing
sono discoteche, manifestazioni, negozi, ma anche il nucleo
familiare è fonte di contagio frequente. In merito ai casi
positivi in relazione alle manifestazioni No green pass, sono
stati rilevati 12 manifestanti positivi, di cui 8 legati a
Trieste e 4 a Udine e 12 casi "secondari", di cui 8 riguardanti
Trieste e 4 a Udine. Tra i manifestanti di Trieste si registra un
ricoverato in ospedale.
"Da quando a luglio abbiamo riaperto le terapie intensive l'età
media dei pazienti si è alzata, era molto bassa, sui 60 anni, e
in due mesi si è attestata ai 72-73 anni ma con un risultato
sostanziale: i pazienti anziani vaccinati reagiscono molto bene e
la mortalità si è nettamente ridotta" ha fatto sapere Flavio
Bassi, direttore di Anestesia e Rianimazione.
L'auspicio di Riccardi, che ha ringraziato nuovamente tutti i
professionisti della salute che in modo "pacato ma empatico hanno
portato la loro testimonianza", è di ampliare la vaccinazione tra
chi è ancora scoperto e di procedere alla somministrazione delle
terze dosi, soprattutto nella popolazione più fragile.
Nel territorio di Asufc, in particolare, sono molti i cittadini
che non hanno completato la seconda dose. "Stiamo cercando di
ricontattare tutte queste persone affinché si presentino: è un
lavoro che svolgiamo con fatica, ma che è importante" ha
commentato il direttore generale di Asufc Denis Caporale.
Caporale si è appellato inoltre ai cittadini chiedendo
collaborazione nel contact tracing, dove i casi di omertà sono
sempre più frequenti, chiarendo però che oltre una certa soglia
di casi giornalieri non sarà possibile che il sistema regga.
"Gestire più di 100 casi al giorno diventerebbe un lavoro immane
per il Dipartimento di Prevenzione ancora impegnato anche sulle
vaccinazioni e sull'attività ordinaria" ha spiegato.
ARC/EP/al