Cooperazione: Callari, con ddl 63 recepite indicazioni Cei e Ue
Trieste, 17 ott - "Le scelte compiute nell'inserimento di
alcuni commi nella legge sulla cooperazione internazionale allo
sviluppo non fanno altro che recepire messaggi importanti già
evidenziati sul tema sia dalla Conferenza episcopale italiana sia
dalla stessa Unione europea. Sono quindi del tutto fuori luogo le
critiche secondo cui queste modifiche siano il frutto di scelte
ideologiche e partitiche".
Lo ha ribadito l'assessore regionale Sebastiano Callari al
termine dei lavori della VI Commissione consiliare durante la
quale è stato approvato a maggioranza il disegno di legge n.63
con il quale si vanno ad apportare alcune modifiche alla legge
del 2000 sulla promozione delle attività di cooperazione allo
sviluppo e partenariato internazionale.
"Con il ddl - spiega l'esponente dell'esecutivo Fedriga - siano
intervenuti su una norma varata dall'Aula 19 anni fa, rendendola
più coerente con il mutato quadro internazionale. L'azione
compiuta ci ha permesso di integrare - e non stravolgere - la
legge originaria, della quale riconosciamo la bontà
dell'impianto".
In particolare sono stati aggiunti due commi nella parte in cui
si illustrano le finalità della legge. "Il primo - spiega Callari
- propone ai migranti il diritto a rimanere nel proprio Paese di
origine con adeguate condizioni di vita e con la libertà di non
dover abbandonare la terra natia. Questo passaggio non fa altro
che recepire quanto la stessa Chiesa, attraverso la Conferenza
episcopale italiana, aveva posto sotto i riflettori nel 2016 in
occasione del Giubileo della misericordia; in quell'occasione
Papa Francesco ricordò che questo è uno dei diritti fondamentali
della persona. Pertanto abbiamo ritenuto opportuno inserire
questo passaggio a pieno titolo nella cooperazione
internazionale, per aiutare in modo fattivo i Paesi che hanno
importanti problematiche di migrazioni".
Altra modifica inserita nel ddl è quella che prevede il diritto
dei migranti al ritorno volontario assistito nei Paesi di
origine. "Anche in questo caso - spiega Callari - non abbiamo
fatto altro che prevedere quanto già da molti anni l'Unione
europea sta prescrivendo. Addirittura esiste una raccomandazione
del 2009 in cui Bruxelles fa preciso riferimento all'Italia,
dicendoci che questo è un tema da presidiare in quanto il nostro
Paese avrebbe fatto troppo poco. A ciò si aggiunge - a titolo di
esempio - quanto messo in atto anche dalla Regione Toscana, la
quale su questo specifico argomento ha definito precise linee
guida".
Infine con il ddl 63 si è deciso di non escludere dalla
cooperazione quei Paesi in cui vi siano precari diritti alla
persona. "Questo passaggio - conclude Callari - ci permette di
intervenire in particolari zone del mondo, attivando progetti che
vadano a creare i presupposti per garantire i requisiti minimi a
quanti vivono in condizioni molto difficili".
ARC/AL/Red
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