Pordenone, 25 apr - Una terna di imprenditori impegnati in
campi trasversali del sapere che costruiscono cultura e indicano
esempi positivi a cui la società odierna può ispirarsi.
Questo il messaggio con cui l'assessore regionale alla Cultura ha
commentato l'assegnazione oggi nella sala consiliare del
municipio di Pordenone del premio San Marco, giunto alla sua
cinquantesima edizione.
Il riconoscimento, istituito nel 1972, viene assegnato dalla
Propordenone d'intesa con l'Amministrazione comunale a quei
cittadini del territorio pordenonese che, operando qui o altrove,
si siano talmente distinti nei vari campi dell'attività umana
(arti, lettere, scienze, economia, sport, impegno sociale) da
conferire al nome della città e a tutta la Destra Tagliamento
riconoscibilità fino a farne un esempio e una guida per le
giovani generazioni.
Per l'assessore regionale, è stato detto, è un dovere e un
piacere dare simili riconoscimenti a chi si è fatto promotore di
cultura nella sua declinazione più vasta contribuendo a imprimere
sviluppo alla nostra comunità.
Quest'anno il premio è andato a tre figure imprenditoriali. A
Renato Battiston, scomparso a gennaio 2022, il premio è stato
conferito alla memoria quale presidente dell'Associazione Amici
del cuore, nella cui veste si spese sempre nel campo della
prevenzione delle malattie cardiovascolari. A lui si devono molte
iniziative tra cui il calendario per le scuole e le attività di
screening e prevenzione.
A Gildo Fanzago, classe 1937, il premio è andato in onore della
carriera di chef. Ha lavorato al Savini di Milano, al Casinò di
Sanremo, al Rosso e Nero di Napoli, al Caval di Brons di Torino,
solo per citare i più famosi. Nel 1961, a Porcia, assieme alla
moglie Anna Maria Sonato, ha aperto il ristorante Da Gildo
condotto ininterrottamente sino al 2002.
Eugenio Sartori, di origine trevigiana, classe 1953, ha invece
speso la sua vita professionale nel settore agricolo, dove si è
distinto come direttore generale dei "Vivai di Rauscedo" fino al
2018. A lui si deve l'affermarsi a livello internazionale della
barbatella che ha fatto di Rauscedo il polo di eccellenza del
vivaismo viticolo mondiale.
Pensando alla barbatella l'assessore ha richiamato un
parallelismo con l'opera di inclusione culturale condotta dai
Romani nell'antichità, quando lo sviluppo non si limitava alla
costruzione di arene, opere pubbliche e alla diffusione di arti,
ma era esteso alla coltivazione dell'ulivo e della vite per la
produzione di olio e di vino: fattori che anche oggi possono
contribuire a riconoscere la profondità e la trasversalità del
concetto di cultura.
ARC/SSA/pph