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02.05.2022 12:11

Stragi di mafia: Regione, doveroso ricordare servitori Stato

Trieste, 2 mag - Il trentesimo anniversario delle stragi di Capaci e via d'Amelio ci offre l'occasione di avere ben in mente ciò che dovrebbe essere ricordato ogni giorno: il valore delle persone che si mettono al servizio delle istituzioni per il bene comune, a partire da coloro che indossano una divisa. Ricordare e onorare i caduti in servizio delle Forze dell'ordine ha poi un significato particolare a Trieste, dove i rappresentanti dello Stato hanno pagato un prezzo altissimo: le persecuzioni che culminarono con gli eccidi delle foibe nel secondo dopoguerra, l'assassinio da parte della mafia di Vito Schifani a Capaci assieme al giudice Falcone e di Eddie Walter Cosina in via d'Amelio al fianco del giudice Borsellino e, più recentemente, la barbara uccisione degli agenti Demenego e Rotta nella sparatoria avvenuta in questura. La serenità e la sicurezza della nostra società passa anche dall'impegno quotidiano di tutti gli uomini e le donne che indossano la divisa ed è doveroso che le istituzioni siano al loro fianco e ne onorino la memoria, perseguendo con forza e decisione chi colpisce i servitori dello Stato fino ad ottenere la giustizia che meritano.

È questo, in sintesi, il pensiero dall'assessore regionale alla Sicurezza in occasione delle cerimonie commemorative organizzate dal Sindacato autonomo di Polizia, durante le quali sono state deposte due corone al Cippo ai Poliziotti caduti e infoibati dalle milizie Jugoslave durante l'occupazione di Trieste nel 1945 e al Famedio dei Caduti della Polizia della Questura di Trieste.

L'assessore ha quindi stigmatizzato gli episodi di violenza verificatisi in concomitanza con le celebrazioni della Festa dei lavoratori evidenziando come ancora una volta le Forze dell'Ordine abbiano dovuto rischiare la propria incolumità per evitare che la situazione degenerasse.

L'esponente della Giunta ha rimarcato che un clima di questo tipo era già inaccettabile nelle fasi più complesse della pandemia ma lo è ancora di più ora che la maggior parte delle restrizioni sono cadute: appare quindi evidente come il desiderio di cavalcare le proteste non sia legato alla situazione creatasi in seguito al Covid-19, ma solo alla volontà di strumentalizzarla a fini politici. ARC/MA/pph