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28.09.2025 14:09

Caduti dell'86: Scoccimarro, ricordare chi ha servito la Patria

L'assessore davanti al cippo che commemora i tre militari del 1° reggimento San Giusto deceduti durante un'esercitazione sul Carso triestino.
Trieste, 28 set - "È giunto il momento di pensare a un'iniziativa o a un percorso che possa ricordare tutti gli eroi dimenticati di Trieste, tutti coloro che sono caduti in servizio per la Patria e sono poco conosciuti all'opinione pubblica, tra i quali ci sono Medaglie d'oro ma anche i tre militari del 1° reggimento San Giusto periti sul Carso il 1° settembre 1986 durante una pericolosa manovra di addestramento".
Lo ha affermato l'assessore regionale alla Difesa dell'ambiente, Energia e Sviluppo sostenibile Fabio Scoccimarro intervenendo a Banne, davanti all'ex caserma Monte Cimone, alla cerimonia in memoria del sottotenente Fabio Santi, del fuciliere Michele Gallocchio e del pilota Vincenzo Passerini.
Promossa dall'Associazione dei Fanti di Trieste e con la partecipazione di varie associazioni combattentistiche e d'arma, la commemorazione ha visto la deposizione di una corona d'alloro davanti al cippo che ricorda i tre soldati, alla presenza di Scoccimarro, del presidente del Consiglio comunale di Trieste Francesco di Paola Panteca, del presidente dell'Associazione dei Fanti di Trieste Mauro Pierazzi e della sorella di Passerini, la signora Graziella, che ogni anno si reca a Trieste da Anagni per l'evento a ricordo del fratello.
"Il prossimo anno - ha rammentato Scoccimarro - sarà il quarantennale di questa tragedia. Santi, Gallocchio e Passerini caddero durante la simulazione di una difesa da attacco aereo spingendo un M 113 alla massima velocità in discesa a zig-zag e incappando probabilmente in un masso che fece ribaltare il mezzo. Severini aveva 15 mesi di esperienza e stava per congedarsi: all'epoca della Guerra fredda - ha osservato l'assessore - il San Giusto aveva una funzione strategica, con il compito di proteggere la città di Trieste da un ipotetico attacco portato da est". Nell'incidente del 1986 altri cinque commilitoni rimasero feriti, di cui uno gravemente.
"Si deve gratitudine alle nostre cravatte rosse del San Giusto, in cui io stesso mi fregio di aver militato - ha concluso Scoccimarro -, per aver voluto con tenacia l'erezione del cippo e per la dedizione con cui rinnovano gli onori ai tre militari caduti: erano giovani di leva, ma ben addestrati e valorosi e svolgevano funzioni che oggi sono in capo soldati di professione". ARC/PPH/ep