Caduti dell'86: Scoccimarro, ricordare chi ha servito la Patria
L'assessore davanti al cippo che commemora i tre militari del 1°
reggimento San Giusto deceduti durante un'esercitazione sul Carso
triestino. Trieste, 28 set - "È giunto il momento di pensare a
un'iniziativa o a un percorso che possa ricordare tutti gli eroi
dimenticati di Trieste, tutti coloro che sono caduti in servizio
per la Patria e sono poco conosciuti all'opinione pubblica, tra i
quali ci sono Medaglie d'oro ma anche i tre militari del 1°
reggimento San Giusto periti sul Carso il 1° settembre 1986
durante una pericolosa manovra di addestramento". Lo ha affermato l'assessore regionale alla Difesa dell'ambiente,
Energia e Sviluppo sostenibile Fabio Scoccimarro intervenendo a
Banne, davanti all'ex caserma Monte Cimone, alla cerimonia in
memoria del sottotenente Fabio Santi, del fuciliere Michele
Gallocchio e del pilota Vincenzo Passerini. Promossa dall'Associazione dei Fanti di Trieste e con la
partecipazione di varie associazioni combattentistiche e d'arma,
la commemorazione ha visto la deposizione di una corona d'alloro
davanti al cippo che ricorda i tre soldati, alla presenza di
Scoccimarro, del presidente del Consiglio comunale di Trieste
Francesco di Paola Panteca, del presidente dell'Associazione dei
Fanti di Trieste Mauro Pierazzi e della sorella di Passerini, la
signora Graziella, che ogni anno si reca a Trieste da Anagni per
l'evento a ricordo del fratello. "Il prossimo anno - ha rammentato Scoccimarro - sarà il
quarantennale di questa tragedia. Santi, Gallocchio e Passerini
caddero durante la simulazione di una difesa da attacco aereo
spingendo un M 113 alla massima velocità in discesa a zig-zag e
incappando probabilmente in un masso che fece ribaltare il mezzo.
Severini aveva 15 mesi di esperienza e stava per congedarsi:
all'epoca della Guerra fredda - ha osservato l'assessore - il San
Giusto aveva una funzione strategica, con il compito di
proteggere la città di Trieste da un ipotetico attacco portato da
est". Nell'incidente del 1986 altri cinque commilitoni rimasero
feriti, di cui uno gravemente. "Si deve gratitudine alle nostre cravatte rosse del San Giusto,
in cui io stesso mi fregio di aver militato - ha concluso
Scoccimarro -, per aver voluto con tenacia l'erezione del cippo e
per la dedizione con cui rinnovano gli onori ai tre militari
caduti: erano giovani di leva, ma ben addestrati e valorosi e
svolgevano funzioni che oggi sono in capo soldati di professione".
ARC/PPH/ep
Una fase della cerimonia
L'assessore Fabio Scoccimarro si fa il segno della croce davanti al cippo
La deposizione di una corona d'alloro
Il cippo di Banne per i caduti del 1986
Una fase della cerimonia
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