Udine, 17 mag - Continuare l'attività di conservazione e
trasmissione delle buone pratiche amministrative avviata dai
sindaci dei comuni del terremoto del 1976 integrandole con il
recupero di una parte estremamente significativa dell'archivio
della ricostruzione attualmente nelle disponibilità della
Prefettura di Udine.
Questo il tema al centro dell'incontro tenutosi stamane nella
sede della Prefettura del capoluogo friulano cui ha preso parte
il vicegovernatore e assessore con delega alla Protezione civile
insieme al prefetto, ai primi cittadini di Venzone e Gemona del
Friuli e al presidente dell'Associazione comuni terremotati e
sindaci della ricostruzione.
Per l'esponente dell'Esecutivo regionale si tratta di
un'operazione importante da fare, in sinergia tra i vari soggetti
coinvolti, perché l'azione del recupero ha molteplici significati
e finalità: conservativa e quindi archivistica e di
consultazione, culturale e identitaria - cioè di trasmissione
della memoria e della storia dei nostri paesi -, di formazione e
informazione per professionisti, imprese e amministrazioni
pubbliche che hanno necessità di capire quali furono allora i
percorsi virtuosi che portarono a riparare, riedificare o
abbattere alcuni edifici piuttosto che altri, e come furono
tecnicamente svolte queste operazioni.
L'archivio al centro dell'incontro, composto da atti che si
"sviluppano" tra i 50 e i 70 metri lineari, si compone anche e in
particolare di una vasta documentazione riferita - tra il 1976 e
il 1977 - all'attività svolta dall'allora commissario
straordinario per l'emergenza del terremoto in Friuli, Giuseppe
Zamberletti. Parte della metratura, tra i 20 e i 30 metri,
necessita di una bonifica in autoclave; una volta terminata la
disinfezione dalle muffe, gli atti potranno essere spostati e
affidati a terzi.
Ottenuto già il via libera da parte degli Archivi di Stato, e
della Soprintendenza sull'idoneità degli spazi di destinazione di
questo inestimabile patrimonio storico, la volontà è di
trasferire i documenti a palazzo Orgnani-Martina, edificio
cinquecentesco che a Venzone ospita da tempo la mostra-museo
"Tiere Motus, storia di un terremoto e della sua gente". Questo
polo di interesse conta già una vasta serie di atti, al terzo
piano (il laboratorio) dove professionisti, enti locali e imprese
possono accedere per capire come si agì, dopo il 1976, a livello
normativo e sotto il profilo tecnico, per ricostruire ciò che era
stato distrutto o danneggiato dalle scosse.
Il vicegovernatore ha sottolineato come questo fondo vada
recuperato in un'ottica contemporanea, ovvero di valorizzazione e
di trasmissione della conoscenza in particolare ai giovani e alle
generazioni future, tramite un progetto che renda vivi i
documenti, che "comunichi" con efficacia e cuore cosa vissero le
popolazioni e le amministrazioni pubbliche colpite dalla
tragedia, e come affrontarono l'emergenza diventando "modello"
per il resto dell'Italia e non solo.
Un progetto composito, quindi, quello legato alla bonifica e alla
futura fruizione didattico-storica dei documenti del "nuovo"
fondo, che necessita di un organico cronoprogramma per il
recupero e la sua valorizzazione a 360 gradi, con la
collaborazione di Regione, Comuni, Associazione comuni
terremotati e sindaci della ricostruzione, mondo universitario,
ordini professionali, esperti e specialisti.
L'esponente della Giunta regionale ha sottolineato infine come
questa operazione, oggi ai suoi esordi, avrà il pregio di
raccontare un pezzo di storia che manca, e di farlo accendendo
l'intelligenza delle persone. Il fine ultimo è la fruizione del
materiale, sfruttando tutti i suoi contenuti, avvalendosi anche
delle nuove tecnologie multimediali, restituendo al territorio
atti che narrano accadimenti drammatici, eventi che mutarono per
sempre il volto e il sentire di paesi e comunità.
ARC/PT/gg
Archivio atti di Giuseppe Zamberletti anni 1976 1977 ricostruzione post sisma in Friuli