Sfida di sistema è rendere la professione nuovamente attrattiva
Pordenone, 23 mag - Nell'Azienda sanitaria Friuli Occidentale
mancano attualmente 33 infermieri che a breve diventeranno 22 e
non 200 come taluno ha voluto sostenere e la situazione è sotto
controllo anche grazie al ricorso a una serie di figure
professionali i cui ambiti erano impropriamente ricoperti da
infermieri.
È quanto è stato rilevato a Pordenone dall'assessore regionale
alla Salute nel corso del convegno annuale organizzato dal locale
Ordine delle professioni infermieristiche dal titolo "Professioni
sanitarie: tempo di progettazione".
In Asfo gli infermieri sono passati dai 1.349 del 2017 ai 1.322
di oggi, mentre è cresciuto il numero delle assistenti sanitarie
(da 56 a 64), delle ostetriche (da 53 a 87), dei tecnici della
riabilitazione psichiatrica (da 1 a 12), degli Oss (da 592 a 694)
e degli assistenti sociali (da 17 a 22). Complessivamente il
personale delle competenze sanitarie Asfo è salito, dal 2017 a
oggi, dalle 2.068 alle 2.201 unità.
Con uno sforzo complessivo e in una sfida culturale che coinvolge
tutte le componenti, il compito odierno - è stato osservato
dall'assessore dal palco della Fiera di Pordenone - è quello di
rendere nuovamente attrattiva la professione infermieristica, che
deve cedere pezzi di attività ad altre componenti più facilmente
formabili e accrescere invece le sue competenze verso l'alto,
nella direzione medica, tenendo conto di un contesto generale il
cui il sistema sanitario è forte nel trattamento delle acuzie e
più debole invece nell'affrontare il post acuzie. Occorre, è
stato osservato dall'esponente dell'Esecutivo, riallineare le
professionalità a un sistema che cambia e che tra vent'anni,
secondo le proiezioni, dovrà fare i conti in Friuli Venezia
Giulia con 100mila abitanti in meno, 9mila diciottenni in meno e
1 cittadino su 2 ultrasessantacinquenne.
Di pari passo allo spostamento delle risorse dalla sanità
ospedaliera a quella territoriale, come è stato evidenziato
dall'assessore, è necessario giungere a percorsi professionali
più oggettivi e far sì che in prospettiva le risorse aggiuntive
garantite dalla Regione non rappresentino più un'integrazione
stipendiale, ma siano destinate a premiare chi lavora meglio
secondo risultati misurabili.
A giudizio dell'assessore, in questa traiettoria di sviluppo
l'ostacolo peggiore è costituito da coloro che cercano il
consenso spicciolo, speculando sui temi sensibili della salute:
la Regione, per parte sua, tra gli umori della piazza e dei suoi
agitatori e i pareri fondati e ragionati delle professioni
sanitarie, continuerà a seguire questi ultimi.
ARC/PPH/al