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31.05.2023 18:18

Salute: Riccardi, serve azione tra Regioni per blocco fuga sanitari

Trieste, 31 mag - "La fuga dei professionisti della salute dal pubblico al privato è un fenomeno di fatto contemporaneo. Non riguarda solo la nostra regione dove, tra l'altro, in percentuale risulta più basso rispetto alle altre regioni d'Italia: in Friuli Venezia Giulia è del 2,2% contro una media nazionale del 2,9%. Pensare di trovare soluzioni pensando a soli spazi di manovra propri di un'amministrazione regionale è un 'esercizio' che non può funzionare: non affronta le ragioni oggettive di una tematica la cui complessità riguarda purtroppo l'intero Paese. Perché è necessario intervenire con norme che sono di competenza dello Stato".

Lo ha spiegato questa mattina l'assessore regionale alla Salute del Friuli Venezia Giulia Riccardo Riccardi, entrando nel merito della tematica nel rispondere a un'interrogazione in Consiglio regionale.

"In coda alla precedente legislatura abbiamo fatto delle manovre provocatoriamente e palesemente incostituzionale nei confronti dello Stato - ha ricordato Riccardi -. Alcune di queste, in particolare, sulla remunerazione del personale delle aree d'emergenza. Alla fine lo Stato ci ha 'fatto passare' il riconoscimento dei 100 euro ai medici e dei 50 agli infermieri che operano, appunto, nelle aree dell'emergenza. Sono misure, queste, lo sottolineo ancora una volta, che sono bloccate da regole dello Stato e sulle quali, successivamente, anche altre Regioni si sono accodate".

"Abbiamo fatto dei tentativi con l'utilizzo degli specializzandi. Sempre nelle aree di emergenza abbiamo adottato tutte le misure che rientravano nelle nostre competenze; spero diventino misure strutturali, una volta per tutte, anche perché rientrano in un'azione comune che vede compatte tutte le regioni italiane - ha aggiunto Riccardi -. Per la prima volta vediamo dei segnali dal Ministero della salute: il ministro Orazio Schillaci ha già aperto un tavolo di lavoro che è presieduto, per della parte regionale del Friuli Venezia Giulia, del governatore Massimiliano Fedriga. È una negoziazione importante per capire quali sono gli strumenti che possiamo mettere in campo".

"È necessario intervenire per l'abbattimento di alcune regole che, in questo momento, bloccano la capacità di manovra retributiva da parte della Regione. Da tempo chiediamo allo Stato di eliminare i tetti della spesa del personale e di eliminare i limiti derivanti dal blocco del fondo accessorio, che è proporzionale al numero degli abitanti che una regione ha e che si divide per il numero del personale" ha dettagliato Riccardi.

"Ricordo che la spesa del personale di questa regione, rispetto alla spesa complessiva del servizio sanitario regionale, è la seconda dopo quella della Provincia Autonoma di Bolzano, a dimostrare che il Friuli Venezia Giulia ha un corpo molto importante di sanità pubblica - ha detto ancora Riccardi -. Vanno modificate le regole del percorso di carriera dei professionisti della Salute. Dobbiamo instaurare dei meccanismi diversi sulla definizione formativa e anche nell'utilizzo degli specializzandi rispetto a come vengono utilizzati: oggi, in particolare, lo specializzando è diventa risorsa estremamente importante: abbiamo visto che sono pronti a mettersi in gioco, ovviamente con regole diverse e con una diversa capacità di riconoscimento retributivo".

"Secondo le società scientifiche, in questo Paese mancano 30.000 medici e oltre 70.000 infermieri. Non possiamo pensare di risolvere tutto agendo solo sull'aspetto di natura formativa e, soprattutto, nemmeno operando esclusivamente sulla retribuzione, componente comunque importante. Dobbiamo essere in grado di garantire una vita normale ai professionisti: è anche questa una delle ragioni della fuga dalla sanità pubblica verso quella privata o privata accreditata, per prestazioni non complesse d'urgenza. Ambito, quest'ultimo, dove si registra la maggiore contrazione e limitata disponibilità dei professionisti della salute: le aziende producono ordini di servizio e impongono al personale il richiamo nel giorno libero, e lo fanno per necessità reali e carenza di personale".

"Anche la medicina generale deve avere una revisione, consentendo al sistema in condizioni di emergenza e per la sua complessità di poter utilizzare la leva della medicina generale, ai fini dell'interesse pubblico: questo è un altro di quegli aspetti su quali si sta discutendo e su cui sta discutendo lo Stato". ARC/PT/ma