Trieste, 31 mag - "La fuga dei professionisti della salute dal
pubblico al privato è un fenomeno di fatto contemporaneo. Non
riguarda solo la nostra regione dove, tra l'altro, in percentuale
risulta più basso rispetto alle altre regioni d'Italia: in Friuli
Venezia Giulia è del 2,2% contro una media nazionale del 2,9%.
Pensare di trovare soluzioni pensando a soli spazi di manovra
propri di un'amministrazione regionale è un 'esercizio' che non
può funzionare: non affronta le ragioni oggettive di una tematica
la cui complessità riguarda purtroppo l'intero Paese. Perché è
necessario intervenire con norme che sono di competenza dello
Stato".
Lo ha spiegato questa mattina l'assessore regionale alla Salute
del Friuli Venezia Giulia Riccardo Riccardi, entrando nel merito
della tematica nel rispondere a un'interrogazione in Consiglio
regionale.
"In coda alla precedente legislatura abbiamo fatto delle manovre
provocatoriamente e palesemente incostituzionale nei confronti
dello Stato - ha ricordato Riccardi -. Alcune di queste, in
particolare, sulla remunerazione del personale delle aree
d'emergenza. Alla fine lo Stato ci ha 'fatto passare' il
riconoscimento dei 100 euro ai medici e dei 50 agli infermieri
che operano, appunto, nelle aree dell'emergenza. Sono misure,
queste, lo sottolineo ancora una volta, che sono bloccate da
regole dello Stato e sulle quali, successivamente, anche altre
Regioni si sono accodate".
"Abbiamo fatto dei tentativi con l'utilizzo degli specializzandi.
Sempre nelle aree di emergenza abbiamo adottato tutte le misure
che rientravano nelle nostre competenze; spero diventino misure
strutturali, una volta per tutte, anche perché rientrano in
un'azione comune che vede compatte tutte le regioni italiane - ha
aggiunto Riccardi -. Per la prima volta vediamo dei segnali dal
Ministero della salute: il ministro Orazio Schillaci ha già
aperto un tavolo di lavoro che è presieduto, per della parte
regionale del Friuli Venezia Giulia, del governatore Massimiliano
Fedriga. È una negoziazione importante per capire quali sono gli
strumenti che possiamo mettere in campo".
"È necessario intervenire per l'abbattimento di alcune regole
che, in questo momento, bloccano la capacità di manovra
retributiva da parte della Regione. Da tempo chiediamo allo Stato
di eliminare i tetti della spesa del personale e di eliminare i
limiti derivanti dal blocco del fondo accessorio, che è
proporzionale al numero degli abitanti che una regione ha e che
si divide per il numero del personale" ha dettagliato Riccardi.
"Ricordo che la spesa del personale di questa regione, rispetto
alla spesa complessiva del servizio sanitario regionale, è la
seconda dopo quella della Provincia Autonoma di Bolzano, a
dimostrare che il Friuli Venezia Giulia ha un corpo molto
importante di sanità pubblica - ha detto ancora Riccardi -. Vanno
modificate le regole del percorso di carriera dei professionisti
della Salute. Dobbiamo instaurare dei meccanismi diversi sulla
definizione formativa e anche nell'utilizzo degli specializzandi
rispetto a come vengono utilizzati: oggi, in particolare, lo
specializzando è diventa risorsa estremamente importante: abbiamo
visto che sono pronti a mettersi in gioco, ovviamente con regole
diverse e con una diversa capacità di riconoscimento retributivo".
"Secondo le società scientifiche, in questo Paese mancano 30.000
medici e oltre 70.000 infermieri. Non possiamo pensare di
risolvere tutto agendo solo sull'aspetto di natura formativa e,
soprattutto, nemmeno operando esclusivamente sulla retribuzione,
componente comunque importante. Dobbiamo essere in grado di
garantire una vita normale ai professionisti: è anche questa una
delle ragioni della fuga dalla sanità pubblica verso quella
privata o privata accreditata, per prestazioni non complesse
d'urgenza. Ambito, quest'ultimo, dove si registra la maggiore
contrazione e limitata disponibilità dei professionisti della
salute: le aziende producono ordini di servizio e impongono al
personale il richiamo nel giorno libero, e lo fanno per necessità
reali e carenza di personale".
"Anche la medicina generale deve avere una revisione, consentendo
al sistema in condizioni di emergenza e per la sua complessità di
poter utilizzare la leva della medicina generale, ai fini
dell'interesse pubblico: questo è un altro di quegli aspetti su
quali si sta discutendo e su cui sta discutendo lo Stato".
ARC/PT/ma
L'assessore regionale alla Salute Riccardo Riccardi.