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11.10.2019 15:26

Enti locali: Roberti, con Comunità sarà rispettata volontà territori

Approvato dalla Giunta il ddl che riforma il territorio

Trieste, 11 ott - "Attraverso questa riforma viene dato un nuovo assetto alle autonomie locali, attraverso il quale una Regione più snella e dinamica potrà dialogare con gli enti territoriali per realizzare modelli di gestione delle funzioni comunali in base a principi di libera associazione, efficientamento dei servizi e salvaguardia delle specificità, senza utilizzare misure coercitive o penalizzanti".

Lo ha dichiarato l'assessore alle Autonomie locali del Friuli Venezia Giulia, Pierpaolo Roberti, dopo l'approvazione preliminare da parte della Giunta Fedriga del disegno di legge su Esercizio coordinato di funzioni e servizi tra gli enti locali del Friuli Venezia Giulia e istituzione degli Enti regionali di decentramento amministrativo, che sarà ora trasmesso al Consiglio regionale.

"Questo provvedimento - ha aggiunto Roberti - è il frutto di una sintesi della volontà della Giunta e, attraverso il positivo dialogo tra l'Anci e l'Uncem, delle istanze del territorio che vengono recepite in toto. Diamo quindi ai Comuni la possibilità di decidere se, come e con chi realizzare servizi condivisi a beneficio dei propri cittadini".

L'assessore ha chiarito che "il primo passo verso la riforma degli enti locali è stato compiuto lo scorso anno, con l'istituzione della non obbligatorietà di adesione alle Unioni territoriali intercomunali da parte dei Comuni e, quindi, la possibilità per essi di revocare le funzioni esercitate dalle Uti o di recedere dalle stesse. Con questo disegno di legge puntiamo al definitivo superamento delle Uti che - ha evidenziato - si sono dimostrate inefficaci sia per la gestione associata dei servizi sia per l'esercizio di funzioni di area vasta. Inoltre, viene ridefinito il quadro delle forme collaborative tra Comuni, le cui modalità vengono raccolte in un'unica norma".

In tal senso, il ddl recepisce le forme collaborative già esistenti a livello nazionale, adattandole al contesto dei Comuni del Friuli Venezia Giulia che è caratterizzato da una forte disomogeneità demografica, territoriale, socio-economica e linguistica. "Anche sotto tale profilo - ha spiegato Roberti - le Uti si sono rivelate fallimentari perché voleva imporre un modello uniforme sull'intero territorio regionale, senza tener conto dalle peculiarità dei territori e dei Comuni".

Il disegno di legge riconosce in primo luogo la convenzione quale forma collaborativa priva di personalità giuridica, ma già utilizzata dai Comuni, che consente sia la costituzione di uffici condivisi sia la delega delle funzioni comunali a una delle amministrazioni partecipanti. Inoltre, il documento conferma il ricorso, su base volontaria, alle fusioni di Comuni, previa consultazione della popolazione.

Nell'ottica del superamento delle Unioni comunali intercomunali, con l'obiettivo di fornire ai Comuni uno strumento giuridico collaborativo che non presenti le stesse criticità, il ddl introduce la Comunità quale ente locale costituito volontariamente tra i Comuni per l'esercizio associato di funzioni e servizi. Questo organismo avrà personalità giuridica e l'adesione sarà volontaria.

"In tale modo - ha spiegato l'assessore - consentiamo ai Comuni di dar vita a forme libere di collaborazione, fondate sulla reale condivisione di obiettivi e modalità di gestione delle funzioni e dei servizi. Inoltre, volontarietà significa anche assenza di incentivi economici, perché l'adesione sarà dettata unicamente da ragioni organizzative volte a fornire migliori servizi ai cittadini a parità di risorse. Il precedente sistema delle incentivazioni ha infatti falsato il processo della collaborazione intercomunale, dando vita a forme associative fondate prevalentemente per usufruire delle risorse stanziate dalla Regione".

Sotto il profilo della governance il disegno di legge costituisce un modello che mette tutti i Comuni sullo stesso piano, attribuendo ad ogni amministrazione un solo voto all'interno dell'organo assembleare costituito dai sindaci aderenti alla Comunità. Il parere dei primi cittadini avrà quindi lo stesso peso, indipendentemente dalle dimensioni demografiche, evitando così che i piccoli Comuni possano sentirsi disincentivati ad aderire per il timore di avere un peso esiguo durante il processo decisionale. In secondo luogo, la gestione dell'ente viene affidata a un organo di ridotte dimensioni, il Comitato esecutivo, che sarà scelto dall'Assemblea dei sindaci con il metodo del voto limitato in maniera da garantire rappresentatività anche alle minoranze.

"Diamo voce e peso a tutti i Comuni che fanno parte della Comunità - ha sottolineato Roberti - evitando che si formi, in seno all'Assemblea, una maggioranza che impone le proprie decisioni a tutti. La collaborazione intercomunale può funzionare efficacemente solo se il potere decisionale è equamente distribuito tra tutti i partecipanti. Infine, i componenti del Comitato esecutivo potranno essere scelti, oltre che tra i sindaci, anche tra i cittadini. Così facendo, i compiti gestionali dell'ente potranno essere affidati anche a soggetti che non sono gravati da responsabilità politico-amministrative e viene evitato il rischio che la gestione venga delegata interamente alla struttura tecnica".

Il disegno di legge tiene conto delle peculiarità delle aree montane e collinari e della necessità di allocare determinate funzioni precedentemente esercitate dalle Province. "Per le loro tipicità - ha affermato l'assessore - è necessario restituire ai territori montani la dovuta attenzione, in modo da renderli nuovamente interlocutori privilegiati della Regione sulle questioni che li riguardano. Verranno quindi istituite in via obbligatoria le Comunità di montagna, che avranno il compito di tutelare il territorio e promuovere lo sviluppo sociale economico e culturale. Oltre al previsto esercizio delle funzioni sovracomunali, essenziali per lo sviluppo dei territori montani, le Comunità di montagna potranno inoltre esercitare le funzioni a loro volontariamente conferite dai Comuni".

Al fine di rafforzare ulteriormente l'interlocuzione con i territori montani, il ddl istituisce una particolare sezione del Consiglio delle autonomie locali (Cal), denominato Consiglio delle autonomie montane, che sarà chiamato a esprimersi sulle politiche di sviluppo di quei territori al fine di garantire un coordinamento delle attività della Regione e degli enti locali. Per quanto riguarda il territorio collinare, viene valorizzata l'esperienza associativa del Consorzio comunità collinare sia nella gestione associata di funzioni e servizi comunali sia nella programmazione di interventi sovracomunali. È quindi prevista la trasformazione del Consorzio comunità collinare del Friuli in Comunità, che diventa pertanto ente associativo obbligatorio e subentra nel patrimonio e in tutti i rapporti giuridici al Consorzio e all'Uti Collinare.

Il disegno di legge, infine, risolve il problema delle funzioni ex provinciali allocate alle Uti di cui fanno parte i Comuni già capoluogo di provincia - Noncello, Friuli centrale, Collio-Alto Isonzo e Giuliana - trasferendole alla Regione per essere poi gestite da un ente sub-regionale quale soluzione transitoria in vista dell'istituzione di nuovi enti di area vasta.

"Si tratta - ha precisato Roberti - di una soluzione temporanea, dettata dalla necessità di superare le gravi difficoltà che le Uti in questione si trovano ad affrontare nella gestione di tali funzioni, in particolare quella dell'edilizia scolastica di secondo grado. A tal fine, quindi, si prevede l'istituzione di quattro enti sub-regionali con competenza territoriale corrispondente a quella delle ex Province, nei quali saranno allocate le funzioni in questione, rendendo in tal modo possibile lo scioglimento anche di quelle Uti".



Completa il ddl la disciplina transitoria per il definitivo superamento delle Uti e la loro cancellazione, che stabilisce le modalità con le quali i Comuni potranno optare per lo scioglimento delle Unioni o per la loro trasformazione in Comunità, che dovrà avvenire entro il 2020. ARC/MA/fc