Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia

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Immagine del Carso

Resoconto dell'incontro LIFE ARCTOS di Enemonzo

Il giorno 19 maggio, alle ore 18.00 si è tenuto l’incontro “Allevamenti, apicoltura e... orsi” , il primo organizzato nell’ambito del progetto Life ARCTOS “Conservazione dell'Orso bruno: azioni coordinate per l'areale alpino e appenninico'', che prevede appunto attività di informazione rivolte alle comunità locali, soprattutto ad agricoltori, cacciatori, turisti ed operatori turistici.
Paolo Iussa, Sindaco di Enemonzo, ha portato i saluti dell’Amministrazione comunale, che ha gentilmente concesso l’uso della sala-auditorium del Centro sociale del capoluogo del Comune;
Marina Bortotto, Direttore del Servizio caccia, risorse ittiche e biodiversità (Direzione centrale risorse rurali, agroalimentari e forestali), ha introdotto la serata, rilevando l’i mportanza di coniugare la conservazione della fauna selvatica e degli habitat naturali con lo sviluppo economico del territorio.
Il personale del Servizio ha presentato le azioni del progetto Life Arctos: monitoraggio della presenza di orso, informazione e sensibilizzazione nelle scuole, divulgazione di informazioni tecniche e di buone pratiche per la convivenza con l’orso e per la prevenzione dei danni, cessione in comodato gratuito di recinzioni elettrificate ed istituzione di gruppi di intervento rapido per la gestione degli orsi problematici, oltre all’attività di informazione rivolta alle comunità locali. Ha inoltre descritto l’efficienza delle recinzioni elettrificate nella difesa di apiari e ricoveri notturni degli animali, ed illustrato il Regolamento (D.P.G.R. 15 maggio 2009, n. 128), appena modificato, tramite cui la Regione indennizza i danni subiti dai grandi carnivori (orso, lince e lupo) e finanzia l’acquisto di recinzioni elettrificate o, in alternativa, le cede in comodato gratuito.
Andrea Caboni (Dipartimento di Scienze Agrarie ed Ambientali dell’Università di Udine) ha parlato dell’ecologia della specie e della sua distribuzione in regione, ricordando le situazioni che aumentano il rischio di un danno da orso ad apiari e allevamenti.
Moreno Greatti (Laboratorio Apistico Regionale dell’Università di Udine) ha descritto il settore dell’apicoltura in montagna.
Susanna Loszach (Dipartimento di Scienze Agrarie ed Ambientali dell’Università di Udine) ha parlato del settore ovicaprino in montagna, il tipo di allevamento più vulnerabile alla predazione da orso.
Carlo Frapporti (consulente del WWF Italia ed ex responsabile dell’Ufficio faunistico del Servizio Foreste e Fauna della Provincia Autonoma di Trento), ha curato l’argomento della sicurezza e della pericolosità degli orsi. Un tema, ha spiegato, da affrontare sul piano sociale e politico, visto che dal punto di vista tecnico le conoscenze sono abbastanza consolidate. I media alla ricerca del sensazionalismo spesso presentano i fatti in modo strumentale, creando ingiustificato allarme tra la popolazione. In realtà in Italia negli ultimi 180 anni non si registrano né incidenti mortali per l’uomo, né episodi di aggressioni deliberate da parte di orsi. Anche all’E stero, dove le densità di orsi sono maggiori, negli ultimi 20-25 anni non si registrano incidenti mortali, ad eccezione della Romania dove gli orsi sono stati allevati e liberati a centinaia in natura, hanno sviluppato un’innaturale confidenza verso l’uomo, diventando pericolosi. Molti incidenti anche non mortali sono conseguenti ad azioni di caccia nei confronti dell’orso, analogamente a quanto accade nella caccia al cinghiale. La bibliografia cita come situazioni pericolose: orso ferito; femmina con piccoli; orso su una carcassa; orso attaccato da un cane; orso nella tana. Esperimenti scientifici hanno dimostrato che l’orso se può scappa, o, meno frequentemente, manifesta indifferenza;  non è aggressivo e non attacca se non è provocato.





INFO:
Umberto Fattori
           tel. 0432 555660
           umberto.fattori@regione.fvg.it
           Alessandro Rucli
           tel. 0432 555651
           alessandro.rucli@regione.fvg.it


           




FOTO:
 gentile concessione di Carlo Frapporti