La Giunta regionale ha approvato alcuni giorni fa, su proposta
dell'assessore alle Risorse rurali, agroalimentari e forestali Claudio Violino, il regolamento che
disciplina i termini e le procedure relative alle concessioni demaniali marittime finalizzate alla
pesca, all'acquacoltura ed alle attività ad esse connesse. Il regolamento attua la legge
regionale 31 del 16 dicembre 2005 ed in particolare l'articolo 6 bis, che disciplina le
disposizioni relative all'allevamento di bivalvi nella laguna di Marano e Grado e descrive, in modo
chiaro e trasparente, le regole a cui attenersi per ottenere e mantenere nel tempo le concessioni
che, se non comportano opere di difficile rimozione, possono durare otto anni, che in caso
contrario diventano quindici. Il documento approvato fa riferimento a fonti normative di carattere
primario, quali il Codice della Navigazione, e prevede che le domande vengano presentate ed
indirizzate alla direzione centrale Risorse rurali, agroalimentari e forestali - Servizio caccia,
pesca e ambienti naturali - via Sabbadini n. 31, Udine, utilizzando il modello reperibile nel
sistema informativo del demanio marittimo e scaricabile dal sito
www.mit.gov.it. Qualche adempimento in più è previsto se la
domanda di concessione riguarda zone che rientrano all'interno delle aree ''Natura 2000'' e di
quelle naturali protette e a richiedere le concessioni possono essere sia operatori privati (in
forma singola, associata o societaria), che enti pubblici e di ricerca pubblici e privati.
Per evitare la decadenza della concessione, il titolare deve dare comunicazione dell'inizio
delle attività entro sei mesi dalla data del rilascio e, in caso di più domande d'utilizzo della
stessa area demaniale o della stessa zona di mare territoriale, la comparazione delle istanze è
effettuata, oltre che in base ai criteri indicati nel codice della navigazione, in considerazione
di almeno sei degli otto criteri indicati nel regolamento. Tra questi, la natura delle imprese
cooperative, dei consorzi o di raggruppamenti di imprese singole o associate; la presenza di
un'unità produttiva nel territorio regionale e del possesso di mezzi tecnici necessari al razionale
utilizzo del bene demaniale; la presentazione di un progetto, collegato alla richiesta di
concessione, che preveda l'installazione o l'uso di strutture ed impianti che rispondano ad un più
elevato livello igienico-sanitario per il trattamento, il confezionamento e la movimentazione del
prodotto; la presentazione di un progetto che garantisca il più elevato e stabile livello
occupazionale. A questi criteri se ne aggiungono altri, quali la presentazione di uno o più
progetti che riguardino l'armonizzazione delle azioni dei soggetti pubblici e privati sulla fascia
costiera e l'aggregazione fra operatori del settore pesca e acquacoltura; la promozione della
riqualificazione ambientale, anche mediante piani di recupero collegati a progetti pilota con il
sostegno della ricerca e della sperimentazione associate alla sostenibilità produttiva; la
creazione di zone di tutela biologica finalizzate alla protezione, allo sviluppo, al ripopolamento
e all'incremento della biodiversità delle risorse alieutiche; l'innovazione, la ricerca scientifica
o la sperimentazione di metodi o pratiche ecosostenibili.