La Giunta Regionale


21.11.2014 16:39

GIUSTIZIA: PERONI, LA TRADUZIONE DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE IN INGLESE È FONDAMENTALE

Trieste, 21 nov - In vigore dall'ottobre del 1989, il Codice di Procedura penale è il quarto dall'inizio dell'Italia Unita, oltre che il frutto di una legge in cui si prevedeva che il nuovo processo penale si adeguasse al modello delineato nelle convenzioni internazionali e da inquisitorio diventasse accusatorio: una scelta che al tempo molti giudicarono di coraggioso adeguamento ai tempi.

Dopo 25 anni, il Codice di Procedura penale è il protagonista del convegno organizzato nel capoluogo regionale dalla Camera penale "Sergio Kostoris" di Trieste con il titolo "Il Codice tradito? Alcune riflessioni dopo 25 anni di applicazione del Codice di Procedura penale".

"Titolo che ho molto apprezzato per la sua onnicomprensività tematica" ha detto l'assessore regionale alle Finanze del Friuli Venezia Giulia Francesco Peroni, dando il via ai lavori assieme al presidente della Camera penale di Trieste Andrea Frassini e a Beniamino Migliucci, presidente dell'Unione della Camere Penali (UCP) italiane.

Peroni, che nel caso specifico ha vestito sia i panni dell'assessore che quelli del professore di Procedura penale, ha ricordato il "quadro tematico e scientifico" che ha fatto seguito al varo e alla conseguente attuazione del Codice per un quarto di secolo. "Oggi il dibattito può giovarsi del distacco tipico dell'indagine storiografica, lasciandosi alle spalle l'emotività dell'approccio cronachistico: ciò consente di affermare, in estrema sintesi, che quel tradimento ha avuto fattori causali tanto esogeni quanto endogeni, legati per un verso al contesto che vide l'applicazione del Codice nel tempo e, per l'altro, alcuni elementi di incoerenza sistematica congeniti ad esso".

L'assessore ha evidenziato poi l'importanza della presentazione, affidata nel corso del convegno a Luca Luparia, associato di Diritto processuale penale all'Università di Milano, della prima edizione in inglese del Codice di Procedura penale, esprimendo il suo "orgoglio di bandiera" per le firme triestine - Mitja Gialuz e Federica Scarpa - che hanno contribuito in modo determinante a tale lavoro e notando come la traduzione consegni "il Codice alla dimensione internazionale degli studi e della costruzione della giustizia penale europea".

"Il traguardo editoriale - ha continuato Peroni - è frutto di una scelta strategica che l'Università di Trieste ha adottato in occasione della recente riforma universitaria, favorendo, caso unico in Italia, il connubio tra scuola giuridica (già facoltà di Giurisprudenza) e scuola linguistica (già Scuola superiore di lingue moderne per interpreti e traduttori), con l'obiettivo di costruire un'offerta formativa indirizzata ad una figura sempre più cruciale nell'odierno mercato delle professioni legali e cioè a quella del giurista attrezzato linguisticamente, protagonista delle dinamiche di cooperazione giudiziaria, e non solo, nello spazio europeo".

"Lo spirito del Codice è stato sicuramente tradito - ha detto Migliucci - e credo che nel nostro Paese sia l'inconscio inquisitorio a regolare ogni scelta". "Per questo - ha continuato il presidente dell'UCP - l'idea di un Codice accusatorio liberale, democratico e moderno, dove la prova potesse formarsi nel contradditorio tra le parti in dibattimento, è stata sempre di più abbandonata e negletta; ma quel che è peggio è che, oltre al Codice, io credo venga tradito tutti i giorni l'articolo della Costituzione sul giusto processo".

Emblematico, anche secondo coloro che hanno portato i saluti delle diverse categorie forensi, di un susseguirsi di sentenze e modifiche normative che hanno restituito al Codice un'impronta inquisitoria, il titolo dell'incontro odierno ha consentito a Roberto Gambel Benussi, presidente degli avvocati triestini, di citare il "tradimento, molto più ampio, del concetto di giustizia in questo Paese, dove sono 5.200.000 i processi pendenti, una realtà che non si risolve con la politica degli annunci ma con l'impegno serio che chiediamo alla politica, perché la giustizia non è un servizio ma una funzione alla quale lo Stato non può e non deve abdicare".

Ospitato nel Salone d'Onore del Palazzo della Giunta regionale di piazza Unità d'Italia, l'incontro ha visto la presenza di numerosi giuristi provenienti dalle file della magistratura, del foro e dell'università. Tra gli altri, anche tre padri del codice: Marcello Gallo, professore emerito di Diritto penale all'Università La Sapienza di Roma e presidente della Commissione bilaterale per il controllo di conformità del 'Progetto governativo del nuovo Codice di procedura penale' alla legge delega; Oreste Dominioni, professore ordinario di Diritto processuale penale nell'Università di Milano e Nereo Battello, presidente della Commissione parlamentare per il parere del Governo sulle norme delegate relative al nuovo Codice di Procedura penale, che ha moderato la sessione del mattino.

ARC/LVZ