La Giunta Regionale


13.11.2014 18:00

MANIFATTURIERO: NEL DDL QUATTRO LINEE PER UN'INDUSTRIA SOSTENIBILE E AVANZATA

Udine, 13 nov - Obiettivo complessivo della Riforma per il rilancio del manifatturiero è quello di migliorare le condizioni per attrarre nuovi investimenti nel settore industriale e favorire lo sviluppo di un'industria regionale sostenibile, innovativa e tecnologicamente avanzata.

In sintesi, nell'ambito del Piano di sviluppo del settore industriale, approvato dalla Giunta regionale a luglio 2014, è stata prevista la revisione della normativa sui Consorzi di sviluppo industriale, i Distretti industriali, l'introduzione di strumenti di sostegno alle filiere, nuovi strumenti di supporto alle imprese del manifatturiero, nonché misure di semplificazione anche per l'aggiornamento delle regole sui vincoli.

Attrazione di nuove iniziative imprenditoriali: la Regione promuove una politica di marketing territoriale per la ricerca di investitori nazionali ed esteri. Prevista la predisposizione di un piano di marketing territoriale e la creazione di una struttura interna alla direzione centrale Attività produttive della Regione che direttamente predisporrà ed attuerà le politiche di marketing con la collaborazione dei Consorzi e degli enti territoriali. Viene anche individuato uno strumento innovativo per il territorio per la realizzazione degli investimenti, ovvero il "contratto di insediamento" nella forma dell'Accordo di Programma che lega ad un unico obiettivo Regione, impresa, Enti locali e gli altri soggetti eventualmente coinvolti.

Riforma dei Consorzi di sviluppo industriale: il disegno di legge (ddl) in fase di definizione delinea una radicale riforma dei Consorzi di sviluppo industriale che consenta al territorio di essere attrattivo per l'insediamento di nuove aziende. Qualche dato sulla situazione attuale (dati riferiti al 2012): i dieci Consorzi di sviluppo industriale si riferiscono ad un'estensione di oltre 44 chilometri quadrati, sulla quale hanno sede oltre 1.400 aziende (attive e non attive) che occupano oltre 37.000 addetti. Dell'estensione totale dei territori consortili, circa il 64 per cento è saturato da aziende afferenti a vari settori, primo dei quali il settore manifatturiero che rappresenta nell'ambito dei consorzi il 6,97 per dell'intero comparto regionale.
La struttura amministrativa dei Consorzi conta complessivamente 96 dipendenti per un costo annuo complessivo di 5.887.000,00 euro; 59 amministratori e 50 revisori per un costo annuo complessivo di circa 763.000,00 euro; spese di funzionamento per un costo annuo complessivo di 6.564.000,00 euro; spese di manutenzione e di investimento per un costo annuo complessivo di circa 7.855.000,00 euro compresi gli interessi passivi sui mutui.
Alcuni Consorzi sono ben strutturati, mentre altri, quattro su dieci, contano due o tre dipendenti compreso il direttore. Viene previsto il superamento delle ASDI intese quali soggetti pubblici-privati di riferimento del Distretto e ne viene promossa la trasformazione in soggetti interamente partecipati da privati, al fine di favorire la loro finalità di supporto alle imprese.
È in fase di verifica la possibilità che la futura composizione sociale dei Consorzi preveda ancora la presenza di imprese, con la possibilità di accesso aperto e una quota di soci privati complessivamente minoritaria. Si prevede che entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge sia dato avvio alle operazioni di fusioni delineate nel ddl, rimettendo la scelta in merito al rapporto di concambio ai consorzi partecipanti. Decorso tale termine, il ddl prevede che le scelte siano operate dalla Giunta regionale con il commissariamento dei Consorzi.
Fissato un tetto ai componenti del consiglio di amministrazione e ai compensi (per il presidente 30.000,00 euro e per il vicepresidente 10.000,00). La riforma dei Consorzi industriali mira, tra le altre cose, a favorire la re-industrializzazione e la riqualificazione delle aree dismesse ed inutilizzate disciplinando espressamente il riacquisto degli immobili dismessi, in considerazione anche del fatto che le aree industriali risultano utilizzate circa al 64 per cento della loro estensione.

Verso le aree "a burocrazia zero": il ddl affronta anche il problema dell'eccesso di burocrazia e propone, ispirandosi agli obiettivi delle "zone a burocrazia zero", che la Giunta regionale promuova (con progetti pilota) accordi unitari per la semplificazione amministrativa delle procedure e delle formalità relative all'accesso e allo svolgimento delle attività di servizi, alle azioni di localizzazione, realizzazione, trasformazione, ristrutturazione o riconversione, ampliamento o trasferimento, nonché cessazione o riattivazione delle suddette attività.

Politiche di sostegno alle filiere: il ddl di riforma propone la base normativa per promuovere i sistemi di aggregazione delle imprese, con particolare riferimento alle politiche distrettuali e di filiera, anche lunga.

Collaborazione con il sistema camerale: viene confermato il ruolo di Unioncamere come interlocutore privilegiato per l'attuazione degli interventi a sostegno delle imprese cui delegare lo svolgimento delle funzioni a favore dello sviluppo del sistema delle imprese.

ARC/EP