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24.05.2016 16:35

HYPO BANK: TAVOLO MI.S.E. HA DECISO CONFRONTO FORMALE CON PROPRIETA'

Roma, 24 maggio - L'azionista della Società che controlla Hypo Alpe Adria Bank S.p.A. nei prossimi giorni dovrà confrontarsi operativamente con il Governo Italiano. Sarà un confronto formale, attivato in accordo con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, con il Ministero dello Sviluppo Economico (MiSE) e tutti gli altri soggetti istituzionali coinvolti, finalizzato a chiarire definitivamente i presupposti normativi su cui si basa l'azione dell'Azienda e a creare le condizioni per individuare un percorso che permetta la vendita della Banca.

Questo in sintesi quanto emerso alla fine della riunione che si è tenuta oggi a Roma, presso il MiSE, dedicata alla situazione di Hypo Alpe Adria Bank S.p.A., convocato dall'Unità per la Gestione delle Vertenze delle Imprese in Crisi. Al Tavolo, coordinato dal responsabile dell'Unità Giampietro Castano, hanno partecipato, assieme alla presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, delegati delle Regioni Veneto e Lombardia, rappresentati delle sigle sindacali e il direttore generale di Hypo Bank Italia Maurizio Valfrè, con alcuni consulenti.

Nel corso della riunione i vertici dell'Istituto hanno ribadito la nota posizione della Bundesholding AG, Società che detiene la proprietà e che è controllata dal Ministero delle Finanze austriaco, secondo la quale una risoluzione della Commissione Europea del settembre 2013 obbligherebbe alla liquidazione della Banca, impedendo parallelamente qualsiasi progetto di sua valorizzazione indirizzata alla vendita.

Molto decisi i toni della presidente del Friuli Venezia Giulia, che ha rilevato l'evasività dei rappresentanti dell'Azienda rispetto a un'interpretazione quantomeno unilaterale della pronuncia della Commissione Europea, e ha sottolineato la non adeguatezza della delegazione aziendale rispetto al livello dell'interlocuzione che si è aperta con il Tavolo odierno. Indice puntato quindi "contro gli assenti" che, per molti mesi e nonostante tutta la disponibilità delle più alte Istituzioni italiane, si sono negati a qualsiasi ipotesi di dialogo che avesse come obiettivo la vendita della Banca. La presidente ha anche rigettato l'interpretazione della risoluzione europea, sostenendo che esistono soluzioni compatibili con la sua formulazione, in quanto non esclude la vendita "purché a prezzo di mercato".

Grave per la presidente anche il fatto che sia mancato un qualsiasi input  a livello aziendale che andasse in questa direzione, nonostante le aperture politiche. Non si possono vendere, ad esempio, gli asset  di valore e pensare di lasciare gli ammortizzatori sociali a carico delle Amministrazioni Pubbliche italiane.

Bisogna tornare sui livelli di governo europeo e nazionale e trovare una soluzione, ha indicato la presidente Serracchiani, e fare quello che finora non è mai stato fatto, cioè mettersi a un Tavolo e discutere seriamente. Il punto, ancora una volta, è questo: chi oggi non c'è qui deciderà della vita di centinaia di persone, e questo non è accettabile.

La posizione istituzionale "molto compatta e decisa ad andare a una lettura reale di quello che dicono le carte" è stata sottolineata anche dal rappresentante della Lombardia, così come da quello del Veneto, il quale ha chiesto che si giunga a "una versione univoca della risoluzione europea".

La riunione si è conclusa con la richiesta all'Azienda di "congelare" la procedura sindacale in corso prevista dal Contratto collettivo nazionale del Lavoro per il Credito, data l'apertura di un confronto istituzionale che potrebbe condurre a un esito diverso dalla liquidazione.

A Tavolo chiuso si è appreso da fonti sindacali che la Banca non intenderebbe aderire a questa richiesta.

ARC/PPD/com