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14.04.2018 17:12

Speleo 2018: più luce su tre misteri del mondo ipogeo Fvg

Trieste, 14 apr - Le grotte del Friuli Venezia Giulia sono testimoni dei molti misteri idrogeologici che ancora vengono indagati nel territorio regionale. Tre di questi - Timavo, Gorgazzo e Fontanon di Timau - sono stati affrontati nella prima giornata del convegno in corso nell'ambito di "Speleo 2018", manifestazione organizzata dalla Regione e dalla Federazione speleologica regionale al Magazzino delle Idee, dov'è allestita una mostra che può essere visitata gratuitamente fino al 29 aprile.

Il primo mistero è quello del corso del fiume Timavo, il cui percorso labirintico nel sottosuolo è oggetto del programma Timavo System Exploration, varato nel 2013, al quale partecipano 144 persone appartenenti a 19 gruppi diversi di 4 nazionalità. Ad agosto, come ha riferito Paolo Guglia della società Adriatica di speleologia, riprenderà un ciclo di esplorazioni a partire dall'abisso di Trebiciano, il cui sifone d'uscita si è scoperto nel 2015 non essere impraticabile, grazie alla presenza fino ad allora sconosciuta di una campana d'aria. Nel frattempo, come ha reso noto Marco Restaino (Adriatica), mentre prosegue la faticosa discesa nella galleria di disostruzione "Luftloch", individuata nel 2000 tra Trebiciano e Fernetti, è stata perfezionata la mappatura delle cavità dalle quali, in occasione delle piene del Timavo, per la compressione esercitata dall'acqua, scaturiscono soffi d'aria molto forti, indizi della presenza del fiume. Il percorso del Timavo è stato sondato anche con l'utilizzo di traccianti, come la fluoresceina, da cui si ha l'indicazione - lo ha spiegato il geologo Fabio Gemiti - che il torrente perde circa il 35 per cento delle sue acque dopo Kanjaduce, in Slovenia, indirizzandosi in parte verso percorsi non ancora accertati. Il secondo mistero riguarda la zona del Cansiglio, dove la speleologia cerca una risposta all'enigma del Gorgazzo, il torrente il cui corso è indagato da sempre, anche per le sue piene improvvise nel mese di aprile. Alberto Riva, dell'Università di Ferrara, impegnato in un progetto che coinvolge una settantina di persone, ha ammesso che "non si sa ancora da dove arrivi l'acqua del Gorgazzo". Lo studio ha rivelato che l'acqua di Santissima, sorgente a un solo chilometro e mezzo di distanza da Molinetto, misura, stranamente, una media di due gradi di temperatura in meno rispetto all'altra fonte. Si è chiarito, invece, che le tre sorgenti che originano il Livenza (Gorgazzo, Molinetto e Santissima) "sono alimentate da sistemi semindipendenti che, in occasione delle piene, grazie a una sorta di tracimazione, si collegano".

Il terzo mistero riguarda il bacino di alimentazione del Fontanon di Timau, la sorgente carsica perenne le cui acque sono un approvvigionamento fondamentale per almeno 10mila persone. Come ha spiegato Andrea Mocchiutti del Circolo speleologico e idrogeologico friulano, grazie a dei marcatori utilizzati con successo sul rivolo cosiddetto "dell'Acqua nera", si è avuta la riprova che "il bacino di alimentazione del Timau è molto esteso". Una prima importante acquisizione che, secondo il ricercatore, avrà bisogno di essere approfondita anche attraverso nuove risorse per mappare un ciclo idrico fondamentale nell'ecosistema della montagna regionale. ARC/PPH