847_QO__web__ - page 66

66
LIBRI
che ragionamento, sia abitudine che
automatismo. Pertanto anche se riuscia-
mo a dimostrare che una cosa è vera,
poi dobbiamo appena “accettarla”, cioè
verificare se è compatibile con le nostre
convinzioni pregresse: qualora la nuova
verità fosse in conflitto col nostro perso-
nale sistema di credenze, per assimilarla
si imporrebbe la revisione di una parte
dell’abito mentale consolidato. Questo
principio risulta pienamente compati-
bile con la lezione del matematico Alan
Turing che riabilita“l’errore”, restituendo
a questo costrutto il ruolo insostituibi-
le di evento che distrugge le certezze
scontate e gli automatismi, obbligando
chi lo compie a prenderne coscienza e
a perseguire un atteggiamento critico
nella ricerca del vero.
Ma come educare i giovani al vero
senza rischiare la manipolazione? L’au-
tore ci propone la raccomandazione
kantiana di fornire agli studenti non
tanto i contenuti quanto il metodo del
ragionamento, cioè quel sistema di re-
gole che diventa lo strumento princi-
pe per distinguere ciò che è vero dal
falso. In sostanza Kant ci ricorda che
il sapere derivato da una didattica ba-
sata sul nozionismo senza regole può
diventare un rassicurante atto di fede,
presto destabilizzato però dal progresso
in ogni campo e dal cambiamento dei
paradigmi scientifici. Piuttosto, compi-
to dell’educatore è senz’altro quello di
fornire al giovane pratiche utili ad accer-
tare l’attendibilità di qualsiasi nozione e
conoscenza, soprattutto sviluppandone
la coscienza critica.
Moriggi ci ricorda come Platone già
avesse identificato almeno due distinte
forme di ignoranza: una incompeten-
za specifica su una materia, cui si può
sopperire con l’insegnamento tecnico
e l’istruzione, ed una forma di ignoranza
pervasiva e priva di limiti osservabili, che
consiste nel“credere di sapere qualcosa
senza saperlo”.
L’esito di tale atteggiamento mentale
instaura nell’individuo una metacogni-
zione di sé fortemente falsa, definita
“incultura” da Platone.
Solo esplorando la natura della co-
noscenza e delle sue regole, invitando
i giovani ad un’applicazione artigianale
ed in prima persona del pensiero critico,
si avvia un secondo processo educativo
che libera da mere illusioni sul livello del
proprio conoscere.
L’autore rammenta che il grande
scienziato Albert Einstein era un tenace
sostenitore del primato dell’educazione
formativa della personalità sull’istruzione
nozionistica: solo la competenza che
deriva da una gestione personale e rei-
terata di ragionamenti e regole, segui-
ta dalla riflessione sul proprio stile nel
pensare, può generare nel giovane la
consapevolezza di sé e dei suoi stru-
menti di giudizio.
Il rischiaramento intellettivo che deri-
va dalla consapevolezza, infine, secon-
do Kant consiste nell’uscita dalla con-
dizione di “minorità”, cioè l’incapacità
di servirsi del proprio intelletto senza
l’aiuto di altri.
Per Moriggi conta la lezione di Baco-
ne: educare a conoscere il vero, è edu-
care ad essere liberi, disposti a correre
il rischio dell’errore e del dubbio atti-
vandosi per comprendere l’anomalia
piuttosto che svalutarla come eccezione
trascurabile per poter confermare il pa-
radigma consolidato.
Nella sua vasta trattazione, l’autore
analizza infine il concetto di“pregiudizio”
tramite le considerazioni del filosofo e
teologo tedesco Georg Friedrich Meier
che mette in guardia gli educatori ricor-
dando la natura subdola del pregiudizio
che, in quanto inconsapevole, influen-
za pesantemente il giudizio tramite le
credenze personali che vengono così
scambiate per verità dimostrate.
Giuliana De Stefani
Psicologa
Struttura Stabile
all’Orientamento Educativo
Gorizia
1...,56,57,58,59,60,61,62,63,64,65 67,68
Powered by FlippingBook